\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Un effetto benefico delle guerre di successione era stato quello di aprire lÆItalia alla cultura straniera: dallÆestero ritornav
a il pensiero filosofico, che aveva avuto i suoi primi germi nella filosofia del Rinascimento italiano e ora trovava una voce profonda quanto originale in Vico; la tradizione scientifica galileiana si potenziava attraverso il contatto con il newtonismo,
quella erudita culminava nellÆopera gigantesca di L. A. Muratori. Se in letteratura il vecchio spirito, che aveva avuto la sua ultima espressione nellÆArcadia, solo lentamente cedette davanti alla reazione anticonvenzionale di nuove forme e di una nuova
sensibilitα (ma con Goldoni, Parini e Alfieri la vittoria fu netta e definitiva), anche la sensibilitα religiosa non sfugg∞ al nuovo clima e il Settecento italiano pu≥ additare casi cospicui, nella prima metα del secolo, di quietismo (presente per≥ anche
nel secolo 17░) e, nella seconda metα, di giansenismo e di febronianesimo.\par
La nuova cultura û e questa fu la sua forza û ebbe per≥ soprattutto un carattere pratico, in armonia con il pensiero politico ed economico inglese e francese: nella prima me
tα del secolo, essa si volse specialmente al problema della scienza economica, e combattΘ pregiudizi, propugn≥ la libertα del commercio, la fine del vincolismo corporativo nei primi nuclei industriali e la soppressione della manomorta nella proprietα fon
diaria; nella seconda metα del secolo quel movimento di pensiero scalz≥ le basi dei vecchi sistemi giudiziari, cercando di eliminare i residui di legislazione barbarica nei processi penali. E una parte notevole ebbe anche la cultura italiana nel farsi pr
opagandista e divulgatrice delle nuove ideologie illuministiche: dellÆ\i EncyclopΘdie\i0 di Diderot e dÆAlembert si ebbero ben due edizioni, una a Livorno e una seconda a Lucca. Queste voci, che spingevano alla soppressione della manomorta, alla riforma
della procedura giudiziaria, elogiavano la ôscienza della legislazioneö (titolo di una celebre opera del marchese Filangieri), non furono per≥ voci che precorressero il futuro e iniziassero il Risorgimento: nΘ a Milano i fratelli Verri, Beccaria e altri
, nΘ a Napoli Galiani o Genovesi o Filangieri erano disposti a rompere con i propri principi per la visione di unÆItalia futura; si trattava pur sempre di sudditi devoti alla propria dinastia, di funzionari leali verso il proprio governo e la loro azione
Φ da vedere entro il quadro dellÆattivitα del dispotismo illuminato, che in Italia non fu piccola, e non come precorrimento delle idealitα nazionali di alcuni decenni dopo.\par
Solo le repubbliche oligarchiche rimasero al di fuori del vivo movimento de
l riformismo settecentesco: Φ il caso di Genova, di Lucca e di Venezia, che non si era pi∙ risollevata dal colpo della pace di Passarowitz (1718), che aveva fatto definitivamente tramontare la sua secolare politica orientale e mediterranea. AllÆinterno V
enezia non era riuscita a risolvere il contrasto tra la cinquantina di grandi casate patrie, che detenevano tutto il potere, e la misera quanto famelica nobiltα dei Barnabotti, e lÆaltro conflitto, non meno grave, tra la cittα dominante e la terraferma.
Brescia e Bergamo incominciavano a rivolgere lo sguardo verso la Lombardia austriaca e il Friuli verso lÆAustria, tra i patrizi Angelo Querini annodava nel 1761 una sfortunata congiura con i Barnabotti per rendere meno oligarchico il governo della repubb
lica e pi∙ tardi vi saranno i tentativi, pi∙ conservatori per≥, di Giorgio Pisani e di Carlo Contarini (1780); ma il limite oligarchico, che soffocava la repubblica, non sarα mai superato.
